Lo stadio della elettrificazione principale è ovviamente l’Electric Vehicle (Ev) o Battery Electric Vehicle (Bev), in semplicità il veicolo 100% elettrico. È la meno complessa rispetto alle altre tecnologie. È composta da uno fino a quattro motori a loro volta composti da un rotore e uno statore. La coppia motrice del motore elettrico è disponibile da subito, a zero giri al minuto. Ecco perché l’elettronica ha un ruolo fondamentale nel controllo del powertrain. A loro si aggiunge un pacco batterie di capacità elevata. Si parte dai 35 kilowattora impiegati su piccoli veicoli a salire e con autonomie che partono dai 200 chilometri. Ma la direzione è quella di realizzare pacchi batterie da oltre 500 chilometri di range. Dopo motore e batteria, il terzo elemento che caratterizza la macchina elettrica è l’inverter. Ha il compito di trasformare la corrente continua in uscita dalle batterie in corrente alternata adatta al motore.
A seconda del numero dei motori, la trazione può essere a due o a 4 ruote motrici. Di norma, non esiste un vero e proprio cambio. Il conducente si limiterà quindi a spostare la leva in D (Drive) oppure in B (Brake) per avere a disposizione una frenata rigenerativa più intensa. Questa può essere così forte che rende possibile la guida con il solo pedale dell’acceleratore. Questa funzione, ovviamente, preserva l’impianto frenante. Infatti, quando si alza il piede dal pedale si accendono gli stop. L’auto elettrica è molto silenziosa. Sia internamente che esternamente. Ecco perché sotto i 20 chilometri orari è attivo un avvisatore acustico Avas.
L’auto elettrica ha un costo superiore rispetto alle auto a combustione di pari grado, che però può essere ripagato dai bassi costi di gestione e di manutenzione.
I tempi di ricarica dipendono dalla tipologia di colonnina e dal caricabatterie della vettura. Si va da una ventina di minuti delle colonnine Hpc per avere a disposizione l’80 per cento a diverse ore.
A questo link è possibile trovare le colonnine di ricarica in Italia.